È la tassa più odiata ma non siete affatto obbligati a pagarla: chiunque sia nato in questi anni può dirle addio
Il Canone Rai è forse una delle tasse più odiate dal popolo italiano, che non si capacita ancora oggi dopo decenni del motivo per cui debba pagare questa imposta
Il canone televisivo in Italia (o impropriamente canone Rai) è un’imposta sulla detenzione di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di radioaudizioni televisive nel territorio italiano. La natura giuridica del canone si basa su quanto disposto dal regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246, convertito dalla legge 4 giugno 1938, n. 880 relativo alla Disciplina degli abbonamenti alle radioaudizioni (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 78 del 5 aprile 1938).
Questo provvedimento non è stato abrogato dal cosiddetto decreto Taglia-Leggi (con cui nel marzo 2010 il Ministro per la semplificazione normativa Roberto Calderoli ha provveduto ad abrogare circa 375.000 vecchie leggi) poiché è stato incluso fra le norme non suscettibili di abrogazione nella detta forma.
Il tributo è nominale e il soggetto obbligato è il detentore, cioè è intestato al detentore degli apparecchi televisivi presenti presso la propria abitazione. Il canone è unico e copre tutti gli apparecchi televisivi detenuti dal titolare nella propria residenza o in abitazioni secondarie, o da altri membri del nucleo familiare anagrafico (cioè quello risultante dallo stato di famiglia).
Non ha importanza la proprietà dell’apparecchio, se questo sia in comodato oppure si trovi in una casa in affitto. Non è discriminante nemmeno la cittadinanza: al tributo sono soggetti anche gli stranieri, turisti compresi, i quali potrebbero essere tenuti anche alle operazioni doganali relative all’importazione, ancorché temporanea, degli apparecchi. Con la legge di stabilità 2016 il canone ordinario è addebitato sulle bollette dell’energia elettrica dell’abitazione principale del nucleo familiare.
Come è cambiato il canone Rai
Un tempo il canone Rai (meglio definito come canone TV) si pagava con bollettino postale apposito che veniva calcolato su base fissa e annua e che era inviato a tutte le persone che possedevano almeno un apparecchio televisivo in casa. L’imposta è stata molto spesso evasa, tanto che si tratta di una delle tasse che più di tutte è stata evasa dagli italiani, al punto che il Governo si è visto costretto a inserirlo nella bolletta della luce, facendolo pagare agli italiani a rate
La cifra di 90 euro che è stata per anni la quota fissa del canone televisivo, è stata recentemente abbassata a 70 euro e viene pagata in 10 rate da 7 euro che vengono a tutt’oggi addebitate sulla bolletta dell’energia elettrica. Ma ci sono delle possibilità per alcune categorie di persone per essere esentati dal pagamento di questa odiatissima imposta.
Chi e come può ottenere l’esenzione del canone Tv
Come spiega una nota del Governo, «sono esonerati dal pagamento del canone gli ultrasettantacinquenni con reddito non superiore a 8.000 euro, i diplomatici e militari stranieri e coloro che non detengono un apparecchio televisivo». Quindi i cittadini che hanno compiuto 75 anni e che soddisfano determinati requisiti di reddito possono presentare una dichiarazione sostitutiva per essere esonerati dal pagamento del canone TV.
Tra i requisiti fondamentali un reddito annuo proprio e del coniuge non superiore complessivamente a 8.000 euro e la totale assenza in convivenza di un reddito proprio, ad eccezione di collaboratori domestici, colf e badanti. L’agevolazione è valida per l’intero anno se il compimento del 75° anno avviene entro il 31 gennaio. Se il compleanno cade tra il 1° febbraio e il 31 luglio, l’agevolazione si applica solo per il secondo semestre.