A tavola non può mai mancare il PANE CAFONE | Le sue origini sono da brividi: svelato il segreto del nome
Pane Cafone, da dove prende il nome e com’è nato. Tutto quello che devi scoprire in merito.
Nonostante i nutrizionisti continuino a ripeterci, come fosse una sorta di mantra, di non eccedere mai col consumo di carboidrati ma di, al tempo, stesso non eliminarli dalla nostra alimentazione, difficilmente riusciamo a rinunciare al pane, quando ci sediamo a tavola. Tra l’altro poi quando andiamo al ristorante è il primo cibo a venirci servito, anche se non richiesto.
Ci sono ancora tante persone che sostengono che, senza di esso, non riescono a mangiare o non considerano l’idea di un pasto completo, quando non è presente in tavola. Oggigiorno ne esistono pure di diversi tipi, che possiamo comperare al reparto forneria del supermercato. C’è anche chi preferisce invece acquistarlo dal proprio fornaio di fiducia.
Chiaro che il pane fresco deve essere conservato come si deve per non farlo andare a male a stretto giro. In cucina poi, possiamo utilizzarlo, una volta raffermo, per creare il pangrattato o anche dei crostini di pane che, ora come ora, in autunno, sfruttatissimi nelle minestre. In ogni caso, come esperti nutrizionisti ci consigliano, è bene puntare a quello fresco, poiché quello confezionato è ricco di zuccheri.
Detto ciò, se ci troviamo in Campania, può esserci servito un pane dal nome alquanto colorito, ovvero Cafone. Esso è preparato con una miscela di farina 00,ricca di glutine, adatta a lunghe lievitazioni e di semola. In molti amano anche prepararselo in casa propria, con l’apposito fornetto e mettendo le mani in pasta.
Pane Cafone, un alimento assai speciale
Il suo colore è molto scuro, proprio perché realizzato con farine grezze. È chiaro che è in forte contrasto fin da sempre con quello bianco, creato invece con farine raffinate. La crosta è scura e croccante, mentre la mollica alta e alveolata. Il suo profumo è irresistibile ed è impossibile non chiedere di tagliarne almeno una fetta, da sbocconcellare da sola, prima del pasto.
Per altro è anche un pane a lunga conservazione, dal momento che dura anche fino ad otto giorni, senza indurirsi troppo. Tuttavia a suscitare viva curiosità è il suo nome. Da dove deriva? A raccontarci la sua storia è Napoli Today. Cominciamo con il dire che la sua origine è molto antica e bisogna arrivare, facendo un metaforico salto indietro nel tempo, a fine 1700.
L’origine del nome
Come ben ricorderete, allora in Campania c’era il Regno dei Borboni. Dalla Francia arrivò un pane bianco, da non confondersi però con le baguette, che arrivarono a fine 1800. A quel punto, per netta contrapposizione, il pane del popolo diventò il pane cafone. Questo termine in linea generale si utilizza per indicare una persona di provincia, scostumata e che possiede cattivi gusti.
Per tale motivo ai tempi venne utilizzato tale attributo per il pane grezzo, che i popolani acquistavano o creavano con le loro stesse mani. In ogni caso questo pane è davvero squisito, anche grazie alla sua cottura, rigorosamente nel forno a legna, che avviene solo quando la lievitazione è giunta al culmine. Impossibile resistergli.