Se pensi di essere NAPOLETANO verace, fai questo test: ti smonta tutte le certezze | Solo 2 su 100 superano la sfida
Sei un vero napoletano verace? Per dimostrarlo non basta esasperare l’accento e scimmiottare la tipica calata partenopea, perché ci sono delle peculiarità che solo un vero napoletano sa interpretare
Un singolare video su TikTok, a dirla tutta anche piuttosto divertente, mostra infatti un influencer che spiega e “sfida” chiunque voglia affermare di essere napoletano a sottoporti a un piccolo test. Esso è in grado di svelare chi realmente sia napoletano verace e chi invece non lo è.
Il dialetto napoletano (napulitano) è una variante diatopica del gruppo italiano meridionale delle lingue romanze parlata a Napoli e in aree della Campania non molto distanti dal capoluogo, corrispondenti approssimativamente all’attuale città metropolitana di Napoli e ai contigui agro aversano e agro nocerino-sarnese, rispettivamente parte delle province di Caserta e di Salerno.
Il napoletano, come l’italiano, è un idioma derivato dal latino. È stato ipotizzato quale possibile substrato, al pari degli altri dialetti alto-meridionali, l’antica lingua osca (un idioma italico facente parte del ramo osco-umbro), parlata da tempo immemore dalle popolazioni autoctone dell’Italia centro-meridionale e meridionale (iscrizioni in osco rinvenute a Pompei indicano che la lingua fosse ancora parlata nel 79 d.C., a romanizzazione della regione già pienamente avvenuta da tempo).
Sebbene la città di Neapolis fosse nota per la sua grecità e la diglossia tra greco antico e latino. Ad ogni modo, prove chiare e inequivoche di carattere linguistico non sono facilmente formulabili.
La pronuncia giusta è quella che tronca le vocali
Spesso le vocali non toniche (su cui cioè non cade l’accento) e quelle poste in fine di parola, non vengono articolate in modo distinto tra loro. Sono tutte pronunciate con un suono centrale indistinto che i linguisti chiamano scevà e che nell’alfabeto fonetico internazionale è trascritto col simbolo /ə/.
Nonostante la pronuncia spesso queste vocali, nei solchi della tradizione letteraria in lingua, sono trascritte sulla base del modello della lingua italiana, e ciò, pur migliorando la leggibilità del testo e rendendo graficamente un suono debole ma esistente, favorisce l’insorgere di errori da parte di coloro che, non conoscendo la lingua, sono portati a leggere le suddette vocali come in italiano.
Gli errori che svelano i finti napoletani
Altri errori comuni, dovuti a somiglianze solo apparenti con l’italiano, riguardano l’uso errato del rafforzamento sintattico. Esso segue, rispetto all’italiano, regole proprie e molto diverse, e la pronuncia di vocali chiuse invece che aperte, o viceversa, l’arbitraria interpretazione di alcuni suoni.
Il napoletano, così come qualsiasi altro idioma, ha inoltre assorbito, nel corso della sua storia, influenze e “prestiti” di adstrato dai vari popoli che hanno governato la Campania e l’Italia centro-meridionale a partire dal Medioevo. Dai funzionari e i mercanti bizantini nell’epoca del Ducato di Napoli, passando per i duchi e i principi longobardi di Benevento, giungendo infine ai sovrani normanni, francesi e spagnoli