UFFICIALE, ABOLITI I SEMAFORI | Lo Stato spiazza tutti e approva il nuovo Decreto, un incidente al giorno

I semafori rappresentano da sempre un elemento fondamentale per la regolazione del traffico nelle città italiane.
Grazie a essi, la circolazione stradale viene regolata in modo ordinato, garantendo sicurezza per automobilisti, ciclisti e pedoni. Tuttavia, negli ultimi anni si assiste a una progressiva riduzione del loro utilizzo in favore delle rotatorie, soprattutto nei centri urbani e nelle periferie.
Le rotonde sono sempre più apprezzate dagli esperti di viabilità poiché, rispetto ai semafori, favoriscono un flusso di traffico più fluido e riducono il rischio di incidenti gravi, eliminando il problema delle collisioni agli incroci regolati dai segnali luminosi. Inoltre, contribuiscono a diminuire i tempi di attesa e l’inquinamento dovuto ai veicoli in sosta ai semafori.
Nonostante questi vantaggi, i semafori restano insostituibili in molte situazioni. Nei centri urbani densamente popolati, nelle aree scolastiche e nei punti di elevato transito pedonale, la loro presenza è cruciale per garantire la sicurezza dei cittadini. Tuttavia, i semafori sono spesso al centro di polemiche a causa di malfunzionamenti, tempi di attesa eccessivi o scarsa sincronizzazione, che causano ingorghi e frustrazione tra gli automobilisti.
Molti cittadini auspicano una riduzione progressiva del loro utilizzo, sostituendoli con soluzioni più moderne ed efficienti. Tuttavia, la sfida rimane quella di bilanciare l’innovazione con la necessità di garantire la sicurezza stradale. Il futuro della mobilità urbana italiana potrebbe quindi passare da un uso più razionale dei semafori, integrato con altre strategie di viabilità più sostenibili e funzionali.
La città senza semafori
Un articolo di Lonely Planet menziona un aspetto interessante: la capitale del Bhutan, Thimphu, è una delle poche città al mondo prive di semafori. Questo esempio può essere utile per arricchire il dibattito sui semafori in Italia.
L’assenza di semafori a Thimphu non è casuale, ma è il risultato di una scelta deliberata basata su un modello di traffico regolato manualmente da agenti in modo più fluido e armonioso. Questo approccio potrebbe sembrare impensabile in un Paese come l’Italia, caratterizzato da un traffico intenso, ma dimostra che esistono alternative funzionali alla regolazione semaforica, almeno in contesti specifici.

Una viabilità più snella
Il caso del Bhutan suggerisce che una viabilità più snella, basata sulla responsabilizzazione degli automobilisti e su soluzioni più naturali di regolazione del traffico, potrebbe essere percorribile anche altrove. In Italia, questo principio si traduce nella crescente diffusione delle rotatorie, che come a Thimphu eliminano la necessità di fermarsi a ogni incrocio e incentivano una guida più attenta e scorrevole.
Tuttavia, bisogna considerare che la cultura della mobilità varia da Paese a Paese. In Italia, la densità di traffico e la complessità delle aree urbane rendono difficile una transizione completa a un modello senza semafori. Ma il caso del Bhutan può comunque ispirare un ripensamento dell’attuale sistema di gestione del traffico, puntando su soluzioni più efficienti e sostenibili.