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ULTIM’ORA, NUOVA POMPEI in Irpinia | Anche qui il tempo si è fermato al 79 d.C., luogo che spezza il fiato

Pompei
Pompei, la forza eterna di una città senza tempo – pexels – salernosera

Nel cuore del Sud Italia, due città raccontano storie molto diverse, ma legate da un destino comune.

La distruzione e la possibilità della rinascita sono le storie che raccontano, entrambe, i destini di queste due città, distanti per epoca e anche per contesto, che tuttavia rappresentano due facce di un’Italia che conserva, protegge e riscopre le proprie radici anche attraverso la tragedia.

Prima di tutto, anche per una questione cronologica, parliamo di Pompei: una città che intrinsecamente costituisce una delle testimonianze più straordinarie dell’antichità romana. Fondata nel VII secolo a.C., la città visse un lungo periodo di splendore grazie alla sua posizione strategica nei pressi del golfo di Napoli. Fu centro commerciale, culturale e religioso, ricco di templi, terme, ville patrizie e mercati.

Ma tutto cambiò nel 79 d.C., quando l’eruzione del Vesuvio la seppellì sotto metri di cenere e lapilli. La tragedia congelò la città nel tempo, offrendoci oggi uno spaccato ineguagliabile della vita quotidiana romana. Gli scavi archeologici iniziati nel XVIII secolo hanno riportato alla luce case, strade, graffiti, e perfino i calchi dei corpi delle vittime, creando un ponte emotivo diretto con il passato.

Pompei è oggi uno dei siti archeologici più visitati al mondo e un simbolo della capacità dell’uomo di leggere il tempo attraverso la terra. Ma è anche una città viva, non solo un museo a cielo aperto: eventi culturali, mostre e restauri continui tengono aperto il dialogo tra passato e presente.

Conza della Campania: la rinascita dopo il sisma

A circa 100 chilometri da Pompei, ma in tutt’altro contesto, sorge Conza della Campania, un piccolo centro dell’Alta Irpinia. La sua storia affonda le radici anch’essa nell’epoca romana — l’antica Compsa — ma la sua identità moderna è segnata da un evento tragico più recente: il terremoto del 23 novembre 1980. Quel giorno, una scossa di magnitudo 6.9 colpì l’Irpinia con effetti devastanti. Conza fu praticamente rasa al suolo, e il suo centro abitato reso inabitabile.

Al contrario di Pompei, la distruzione non fu immediatamente seguita da un’opera di conservazione archeologica: la priorità era ricostruire, dare una casa ai sopravvissuti.bOggi, però, si sta riscoprendo il valore storico del sito originario, noto come Conza Vecchia. L’area, trasformata in parco archeologico, ospita resti romani, medievali e moderni, ed è diventata un luogo della memoria e della riflessione, immerso nella natura.

Terremoto
Conza è risorta dalle sue ceneri dopo il terremoto in Irpinia del 1980 – pexels – salernosera

Due città, una memoria condivisa

Pompei e Conza raccontano due tragedie lontane nel tempo, ma accomunate da una stessa lezione: il patrimonio non è solo pietra, ma vita, identità e continuità. Dove Pompei è testimonianza cristallizzata, Conza è simbolo di resilienza.

Entrambe, oggi, sono punti di riferimento per capire come si possa trasformare il dolore in valore, e il passato in strumento per il futuro. In modi diversi, ci insegnano che dalle rovine può nascere nuova bellezza, e che ogni città, anche dopo la fine, può continuare a raccontare la sua storia.