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Contanti sul conto corrente: quanto denaro tenere in banca e quando scattano i controlli

Una persona alla scrivania controlla il conto corrente tramite pc e smartphone
Contanti sul conto corrente (Immagine di repertorio – Foto tonodiaz da Freepik) – salernosera.it

Versare contanti sul conto corrente può sembrare un’operazione banale, ma non sempre lo è agli occhi del Fisco.

Quando si parla di gestione del denaro, molti si chiedono quanto sia sicuro tenere contanti sul conto corrente.

Non tutti infatti sanno che, sebbene versare soldi in banca sia perfettamente legale, l’operazione può far scattare controlli fiscali, soprattutto se non è chiara la provenienza delle somme.

L’Agenzia delle Entrate monitora ogni movimento e in alcuni casi presume che il denaro versato sia frutto di attività non dichiarate.

Ma quali sono le regole da seguire e quando è necessario preoccuparsi dei controlli? Scopriamolo insieme.

Contanti e controlli

Il denaro contante rappresenta per il Fisco un elemento di incertezza, poiché non è tracciabile come i movimenti bancari. Per questo motivo, ogni versamento in contanti sul conto corrente può far scattare una presunzione di reddito non dichiarato o di lavoro in nero.

L’Agenzia delle Entrate, infatti, non ha bisogno di dimostrare l’illiceità del denaro; spetta al contribuente fornire prove che attestino la provenienza lecita di quelle somme. Questo sistema di presunzione legale rende fondamentale mantenere una documentazione chiara e precisa per giustificare ogni versamento in contanti.

Una persona alla scrivania con dei contanti in mano e uno smartphone
Come versare contanti sul conto corrente (Immagine di repertorio – Foto di jcomp da Freepik) – salernosera.it

Una questione di trasparenza

Non tutti i versamenti in contanti sono sospetti o soggetti a tassazione. Esistono infatti diverse eccezioni: donazioni entro certi limiti (ad esempio, fino a un milione di euro tra genitori e figli), somme derivanti da vendite di beni usati senza plusvalenza, vincite da gioco già tassate alla fonte, risarcimenti o prestiti. In questi casi, il contribuente deve comunque essere pronto a dimostrare la provenienza del denaro tramite documenti scritti, ricevute o testimonianze. La mancanza di tali prove può portare a contestazioni da parte del Fisco, che considererà automaticamente il denaro come reddito imponibile.

Inoltre, non esiste una soglia precisa oltre la quale scatti automaticamente un controllo fiscale, ma versamenti frequenti o di importo elevato (soprattutto sopra i 5.000 euro) possono attirare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate. Per evitare problemi, è quindi consigliabile non versare grosse somme in contanti senza un documento che ne attesti l’origine. In caso di donazioni o prestiti, è utile farsi rilasciare una dichiarazione scritta, magari con firma autenticata. Per vincite o risarcimenti, conservare sempre la ricevuta. Il principio è semplice: ogni somma versata, se non dichiarata, può essere considerata sospetta. Tenere contanti sul conto corrente non è di per sé un rischio, ma lo diventa se non si è in grado di dimostrarne la legittimità. Meglio prevenire, e tenere sempre sotto controllo anche le operazioni più comuni.