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Home FATTI Territori

Ansalone: San Severino va ricostruita eticamente

di Fortunato Caso
12 Marzo 2022
in Territori
Tempo di lettura: 4 minuti
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Ansalone: San Severino va ricostruita eticamente
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Carmine Ansalone, già consigliere provinciale, dirigente di Leu e capo dell’opposizione nelle passate consiliature di Mercato San Severino, sta riscuotendo un vasto consenso tra associazioni e formazioni di base che vedrebbero di buon occhio una sua candidatura a sindaco per un eventuale dopo-Somma. Chiediamo all’interessato come stanno le cose e se c’è davvero la possibilità di una ampia aggregazione civica intorno al suo nome.

Si candida dunque a Sindaco di Mercato San Severino?

Posta così la domanda non ha una risposta.

Perché? 

Perché la condizione di una candidatura non è semplicemente la volontà di un singolo, è invece il risultato di una scelta corale consapevole, richiesta. Esiste un movimento di opinione in mio favore, ma non intendo fare previsioni in proposito.

Che momento vive la sua città?

La città vegeta, è ferma con i problemi che si trascina da molti anni e il sorgerne di altri  in un rapporto squilibrato con le soluzioni che brillano per assenza.

Lei è stato l’artefice di una stagione di forti battaglie politiche, spesso  inascoltato, che ha visto il fallimento della Gesema e che ha portato il Comune formalmente al pre-dissesto finanziario e allo scioglimento del Consiglio Comunale. 

Si, in un certo senso siamo ancora fermi lì. 

Ci sono anche due procedimenti aperti: penale, per bancarotta, l’altro civile per i danni causati e che hanno portato al fallimento della Gesema.

Si è così, accanto ai soggetti coinvolti, purtroppo esiste un rischio di  coinvolgimento oggettivo dell’intera comunità cittadina che rischia di dover pagare milioni di euro per danni causati da soggetti che ricoprivano ruoli di  responsabilità gestionali e di controllo. Mi è chiaro che la vicenda giudiziaria, che ha coinvolto chi oggi ricopre la carica di Sindaco, sfocia anche sul piano di una  incompatibilità politica, morale, amministrativa che danneggia già la nostra città.

Si spieghi meglio.

 Per il Fallimento della Gesema  i curatori fallimentari su autorizzazione del giudice delegato hanno citato per  danni  (circa 21 milioni  di euro) tra gli altri, in solido, il Comune di Mercato San Severino in persona del Sindaco pro-tempore, e l’allora revisore unico della società, il quale oggi ricopre la carica di Sindaco della città. In  giudizio la stessa persona deve difendere il Comune, perché Sindaco della città, e se stesso perché all’epoca dei fatti contestati ricopriva la carica di revisore unico della società. Questa condizione che si è venuta a creare produce grandissimo danno all’intera città. Non possono pagare i cittadini di tasca propria  per  colpe altrui, eventualmente accertate dal giudice.

Questa vicenda può provocare forti ricadute sulla collettività lei sosptiene?

Credo che al momento abbiamo un Sindaco non in grado di difendere l’interesse collettivo, e la sua vicenda personale rischia di ricadere ingiustamente sul futuro dei nostri figli, per questo  è necessario nominare un Curatore speciale al fine di rappresentare e difendere, in giudizio,  correttamente gli interessi della collettività. Esiste un conflitto enorme tra interesse pubblico e privato, se non risolto soppianterà definitivamente la città. Questo è in modo assoluto il più grave problema della storia cittadina, neanche il terremoto dell’80 ha portato danno economico così grande come la vicenda del fallimento della Gesema, in una spirale coinvolgente l’equilibrio finanziario del Comune, che a sua volta concorre al fallimento della stessa società. Bisogna fare chiarezza al più presto senza perdere più tempo c’è in ballo la cosa più importante: il futuro. Credo che il Prefetto di Salerno debba intervenire per valutare la posizione di eventuale incompatibilità dell’attuale Sindaco, se non di decadenza dalle funzioni.  

Se scegliessi di candidarsi sarebbe la terza volta.

Se sono emerse le verità di cui parliamo è grazie a quelle due volte, ma non mi sottraggo alla domanda: “nuovo” non è una categoria della politica, né dello spirito. È un termine che deve essere riempito di significato, calato nel dato reale nel suo significato profondo con la verità delle cose, altrimenti è parola vuota,  insignificante. Il nuovo trova la sua forma e sostanza giustificatrice quando contiene e sa preservare il dato di verità che, partendo da essa, realizza il cambiamento attraverso la visione  trasformatrice della politica; non mi sono mai autocandidato nella mia vita, e le scelte  fatte erano la risposta a ciò che ritenevo  giusto per la città,  non a ciò che era utile per me sul piano personale. Mi sono candidato quando nessuno osava mettersi contro l’allora Sindaco e quel blocco di potere  pur sapendo che la partita sul piano elettorale era in salita se non impossibile, ma avevo ragioni politiche che mi sostenevano nella battaglia, sentivo di comunicare il mio senso e bisogno  di verità al Paese. 

La storia giudiziaria le ha dato finora ragione.

Oggi vivo su me stesso, paradossalmente, il peso degli eventi, che  diventano legittimanti e  spingono molti a sollecitarmi nel concorrere a ripensare e a ricostruire la nostra città su un progetto di chiarezza, che metta il punto di una nuova partenza, che  dia una direzione di senso,  solleciti forze sane, giovani e donne nel recuperare l’orgoglio partecipativo, il gusto di costruire con speranza un futuro migliore. Tutti dobbiamo sentire il dovere di occuparci della nostra città, di ciò che è e di ciò che sarà, al di la dei ruoli che la storia si incaricherà di assegnare. 

 

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