L’incremento dei costi delle materie prime, a partire da gas e petrolio, sta accrescendo le difficoltà dei nuclei familiari più deboli mentre si moltiplicano, quotidianamente, le preoccupazioni per l’ampliamento a dismisura delle richieste di aiuti alimentari. Non è facile reagire a questo sconquasso. Ci vorrà tempo. Anche perché, se pure fossero rimosse le cause scatenanti, di rilievo internazionale, non sarebbe agevole eliminarne in tempi brevi le conseguenze. In ogni caso, non potremmo farlo da soli, come un tempo, mancando la sovranità monetaria e la gestione dei rapporti di cambio.
Con i vincoli dell’euro e gli ‘equilibrismi’ di Bilancio ai quali siamo soggetti, i fenomeni dell’inflazione da costi e della stagnazione della domanda, la cui coesistenza rappresenta, per qualcuno, una anomalia dei sistemi moderni, possono essere combattuti, in autonomia, con mirate manovre di alleggerimento fiscale volte a rilasciare redditi netti più ampi a favore di chi ha bisogno dei beni essenziali. Del resto, è indubbio che l’avvio di un circuito perverso prezzi-salari sarebbe un disastro che l’Europa non ci consentirebbe.
In verità, una riduzione delle aliquote è stata pure introdotta, a parole. Nei fatti, i provvedimenti sono stati accompagnati da ‘semplificazioni di deduzioni o detrazioni’ che, esclusi i redditi veramente bassi, hanno annullato in buona parte, se non del tutto, i vantaggi promessi. Del resto, in presenza di una effettiva contrazione delle entrate, l’attuale indebitamento dello Stato costringerebbe ad una correlativa riduzione delle prestazioni. Si potrebbe evitare, con servizi più efficienti a parità di spesa. Ma, non sembra un’ipotesi praticabile. Almeno nel breve.
Purtroppo, nulla cambia se rivolgiamo l’attenzione al nostro Ente Locale che ha certamente il compito di aiutare i cittadini in difficoltà con azioni di sostegno sociale, con la riduzione dei tributi propri e con l’offerta di maggiori servizi. Eppure, solo accrescendo l’efficienza delle strutture si potrebbe evitare a molte famiglie di lasciare insoddisfatti bisogni fondamentali di vita. Ovvero, si potrebbero riprogrammare gli stanziamenti tra le Missioni di spesa, anche eliminando gli sprechi, per avere, ad esempio: più asili nido, più libri scolastici, più mobilità veloce a basso costo, più assistenza domiciliare, più aree sportive gratis per i giovani, e – visto che siamo in una Città di mare – anche più spiagge libere e mare pulito, perché ‘chi non può’ ha comunque il diritto di bagnarsi, d’estate. A sentire in giro, sembra che nulla si possa fare in assenza di fondi esterni, nazionali o regionali. Si parla apertamente di mancanza di risorse, di difficoltà finanziarie per il debito complessivo nel Bilancio 2020 (ultimo approvato) di circa 700milioni di euro e per il Disavanzo di Amministrazione – da ripianare – di 201milioni. Di più. Si dice che l’assenza di margini di manovra a causa dell’elevato rischio di dissesto, quarta Città in Italia (fonte: Anci), non consente di ridurre l’imposizione locale, terza in Italia (fonte: Eurispes). Così, per la spazzatura, quarta in Italia (fonte: Cittattiva), si continuerà a pagare più che a Roma e a Milano mentre un’ora di parcheggio in centro costerà più che a Roma, a Bologna o finanche a New York.
In realtà, non sarebbe difficile trovare soluzioni, non fantasiose, né vuote, laddove fossero assunte in ogni campo, sempre e comunque, scelte di gestione in funzione dell’utilità apportata all’esistenza quotidiana dei cittadini e ad incremento dei livelli di protezione economica, sociale, culturale, personale, prima di ogni interesse di terzi. Sarebbe sufficiente proporre la ‘qualità della vita’ come ‘fine comune’, come ‘bene’ da preservare e da mostrare, con orgoglio, a prova della civiltà raggiunta dalla nostra Comunità. Perché, quanto più alta essa è, tanto più bassa è l’esposizione dei residenti nei confronti delle difficoltà delle condizioni sociali. Oggi, non ci sono molti motivi per essere contenti, visti i risultati pubblicati dai principali Istituti che provvedono a questa rilevazione. Basta consultare le pagine web.
Nel 2021, per qualità della vita in senso lato, con riferimento a 90 indicatori, siamo all’89’ posto, su 107; per la qualità della vita delle donne, siamo al 93’, dei bambini al 101’, dei giovani al 62’, degli anziani al 92’; per l’ambiente urbano, siamo al 94’ (ma siamo al 102’ per isole pedonali, al 104’ per dispersione idrica, al 100’ per piste ciclabili); per la sportività, siamo al 78’. Non è opportuno proseguire. Non ci sono sorprese. Poi, però, siamo al terzo per tassazione, come già detto, e siamo quasi in vetta per consumo suolo. A parte il quarto posto per rischio dissesto e i 700milioni di debito.
Salerno non può meritare tutto questo. Nella difficile congiuntura attuale, destinata a perdurare nel tempo. governare per la ‘qualità della vita’ è l’unica strada da seguire per far crescere una Comunità solidare, equa, giusta, e per proteggere la sua componente più debole. La ‘qualità’, come ‘bene comune’. Si può fare. Basta volerlo.