Domani, domenica 8 settembre, alle 17.30, presso la Collegiata di San Matteo, Borgo Terravecchia di Sarno, presentazione del libro Nel nome di Alessandro Zaccuri. Discute con l’autore Salvatore D’angelo. Accompagnamento musicale della Corale Sancta Mater Dei diretta dal maestro Roberto Sedia e la partecipazione del Quintetto “Parnaso” e del soprano Eloisa Perrino.
“I nomi non hanno nulla di accidentale. Ai nomi non si sfugge”. Nel nome di Maria – o meglio seguendo le molteplici tracce di questo nome, contemporaneamente e per vie diverse (religione e letteratura, pittura e musica, cinema e serie televisive) – si costruisce la trama dell’ultimo libro di Alessandro Zaccuri (Enne Enne Editore, Milano, 2019). A mezza via tra il racconto lungo e il romanzo breve, a mezza via tra la narrazione autobiografica e scrittura saggistica – ancora una volta attingendo da diverse forme di sapere, quali storia e filosofia, esegesi neotestamentaria e filologia – Zaccuri ricostruisce la sua personalissima storia di Maria. Con un presupposto fondamentale: che il lettore-ascoltatore la intenda come un atto di fede. “Il credito – per molti aspetti immotivato, a volte addirittura inspiegabile – di cui oggi gode la narrativa nelle sue diverse articolazioni conserva una memoria di questa docilità ancestrale: si crede al narratore perché si rispetta la missione di cui si è fatto carico”. Tocca così a chi narra il compito di intrecciare il nome di Maria, madre di Gesù, con quelli delle altre Marie che il Cristianesimo ha tramandato; insieme con la madre di Zaccuri e con la sua migliore amica, che pure porta lo stesso nome. E ancora: Maria, modella senza volto che danzava nei manifesti di una famosa campagna pubblicitaria degli anni ’80 a Milano; oppure Mary, la protagonista di West Side Story perché “un racconto è la via più breve per passare da un’immagine all’atra”. Per immagini – e organizzando i capitoli del libro in un mosaico di paragrafi brevi – Zaccuri può così raccontare la sua infanzia, la malattia e la perdita della madre mentre il nome di Maria lo segue sempre; comparendo nella sua prima scuola (l’istituto salesiano Maria Ausiliatrice); nella visione della statua di una madonna nera, la Vergine di Oropa; nei nomi delle suore infermiere al padiglione Granelli del Policlinico di Milano. “Ma le parole non sono parole soltanto, questo con il tempo sono riuscito a capirlo. Sono volti, voci, nomi”. Le immagini, perciò, si sovrappongono non confondendosi ma raccontando insieme. E succede che i ‘demoni’ di chi narra si riflettano nei ‘demoni’ della stessa narratio: vergogna, oblio, rabbia, sfinimento, paura e solitudine. In questa coesistenza di più voci e di più immagini prende, infine, forma nel nome. Racconto cristiano e racconto “del corpo” che ‘fisicamente’ diventa libro anche in virtù della prospettiva di “lettore attraverso i libri” che lo stesso Zaccuri suggerisce: “Ho sempre avuto il timore di riuscire a conoscere il mondo solo attraverso i libri. Da qualche tempo, però, mi sembra che lo scambio sia più complesso, inesauribile, come la relazione tra Marta e Maria a Betania. Certe parole, certi versi come questi di Caproni, parlano la lingua della mia esperienza, le danno voce. Le danno conforto, a volte. Mi fanno capire che cosa ho vissuto e, in questo modo, mi permettono di non vivere invano”.