Con la morte di Francesco G. Forte si spegne una delle voci più originali – per la sua autonomia di pensiero e per l’indiscutibile competenza critico-letteraria – del panorama culturale salernitano e campano. Intellettuale a tutto tondo – esperto di teatro, lettore onnivoro di poesia e di narrativa in prosa, studioso interessato alle vicende della storia ‘locale’ dell’agro sarnese-nocerino – Franco (così lo chiamavano i suoi amici e i suoi autori) aveva saputo veicolare tutti questi suoi appassionati interessi nell’esperienza della casa editrice Oèdipus; fondata nel 1997 con una sede a Nocera Inferiore e una redazione a Milano. Bene lo ricorda l’amico-editore Raimondo Di Maio, citando Peppe Lanzetta (uno degli amici più cari di Franco Forte) e il suo il suo libro d’esordio “La vita postdata” del 1991. “Qui Lanzetta aveva largamente tratteggiato (e in gran parte esagerato) la figura di Franco Forte, nel racconto “Il principe”. Alias dell’editore nocerino, il protagonista descriveva un personaggio possibilista che riuniva a tratti le caratteristiche del mecenate, del produttore, dell’organizzatore e del magliaro. Leggetelo gli somiglia perché è il racconto dell’impostore privo di cattiveria, ma che si spinge a raggiungere fin dove gli è possibile per vedere di fare, la visione. Questo ricordo fiction per dire che a Francesco Forte, produttore teatrale senza quattrini, intelligente editore senza distributori, fine e attento intellettuale era impossibile non volergli bene. Capace di grande generosità e di promettere grandi progetti che si traducevano in ‘scartiloffi’”.
Nell’arco di venticinque anni a cavallo dei due secoli, i grandi progetti di Forte hanno saputo riempire di titoli (e di contenuti) le quindici collane di Oèdipus che spaziano dalla drammaturgia nazionale alla pubblicazione di romanzi (nelle serie dirette Cecilia Bello Minciacci e Ugo Piscopo); di raccolte di racconti e di testi poetici (in italiano o tradotti da autori stranieri); i volumi dedicati ai temi e ai motivi delle lettere e della cultura latinoamericana (in collaborazione con il DipSum dell’Università di Salerno per la stampa degli atti di convegni scientifici), al mondo della scuola e agli studi antropologici. Ed ancora, le pubblicazioni periodiche: i “Quaderni dell’Agro” (preziose raccolte di documenti e di studi sull’area sarnese-nocerina e sul territorio campano); le riviste letterarie “Lo stato delle cose” e “Trivio”, veri e propri laboratori di scrittura critica, di narrazioni in prosa con una particolare – e qualificata – attenzione alla poesia italiana contemporanea (e, per la poesia in particolare, si era da poco aggiunta una nuova collana, “Le lanterne”, diretta da Melania Panico).
Tra i tanti nomi di poeti pubblicati: Mario Bàino, Marco Berisso, Buno Di Pietro, Guido Caserza, Biagio Cepollaro, Marco Giovenale, Ferdinando Tricarico, Andrea Inglese. Altro grosso merito da ascrivere alle capacità editoriali di Forte è stato quello delle sue ‘scoperte’ (che possono essere lette pure nella misura sfumata di ‘riscoperte’) di autori meridionali, con una certa predilezione per i nocerini, di nascita, d’adozione o per l’ambientazione dei loro libri. In tal senso vanno sicuramente citati due romanzi di Corrado Ruggiero – la “Ballata Nucerinese” e “Nuova Nocera York” che escono sotto la sigla di Oèdipus tra il 2003 e il 2004 – e soprattutto l’attenzione prestata – attraverso l’organizzazione di manifestazioni culturali o di pubblicazioni – a Domenico Rea e alla sua opera. “Franco apparteneva alla confraternita dei profondi conoscitori delle opere di Don Mimì”, ricorda sempre Di Maio. “Così io e lui, insieme allo studioso inglese John Butcher, aiutati dalla bravissima Antonella Cristiani, organizzammo il primo vero Convegno di Studi Domenico Rea. Decidemmo di non aggiungere il predicato internazionale perché la letteratura, quella vera, non vuole frontiere. In una delle ultime riunioni prima del convegno, per un non nulla stavano per venire alle mani per nulla. Così divenni dei tre convegnisti il diplomatico comunicavano solo attraverso la mia persona. Per l’occasione diedi alle stampe tre libri “Per Rea” un piccolo catalogo con interventi di Walter Pedullà, Franchini, Picone, Di Maio, Forte, Butcher; di Rea “Spen” e altri racconti 5 racconti illustrati da 5 disegnatori; e “Pensieri della notte” a cura di Butcher. Il primo giorno del convegno scappo a Nocera e quando arrivo in ritardo al Castello Fienga, vedo una moltitudine di persone che camminano con i libri appena pubblicati tra le mani, sono contento ma quando incontro Franco afferma di aver capito che dovevamo regalarli. Mi dispiacque molto, ma lui era fatto così, naturalmente poco pratico dei problemi pratici. Inseguiva sogni letteratissimi”.
Da questi suoi sogni letteratissimi l’editore di Oèdipus aveva ricavato ancora altri due titoli reani: il primo uscito lo scorso anno – in occasione del centenario della nascita di Rea e sempre attingendo dal convegno nocerino ricordato da Di Maio – a cura sua e in forma di antologia che raccoglieva i contributi saggistici di Bartolucci, Scarpa, Barilli e Pedullà nel volume “Domenico Rea nel canone del Novecento”. Il secondo – “Cappuccia all’opera”, libretto, spartito e bozzetti ispirati all’omonimo racconto di Rea – lo avrebbe dovuto presentare proprio Franco (che anche di questo libro era curatore) domani nella sua Nocera; insieme con Lorenzo Pone, Sebastiano Martelli e Rosa Maria Grillo, in occasione della giornata di studio “2021: un anno di libri per Domenico Rea”.