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Edoardo Liberati e la ricerca della sintesi tra il jazz tradizionale e il contemporaneo

Il giovane, nato a Roma nel 1993, è uno dei talenti emergenti del panorama musicale italiano.

di Antonino Ianniello
3 Maggio 2022
in Musica
Tempo di lettura: 5 minuti
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Edoardo Liberati e la ricerca della sintesi tra il jazz tradizionale e il contemporaneo
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Edoardo Liberati è un altro giovane emergente, romano del Jazz italiano. Si tratta di un chitarrista e compositore e il suo stile, insieme alla continua ricerca di nuove forme e sounds, gli offrono le giuste ispirazioni che provengono dalle correnti più tradizionali del Jazz da quelle più contemporanee. Invero, il suo mood di approcciarsi alla composizione ed alla performance è alla ricerca asfissiante di crare una sintesi tra questi due mondi.

Liberati, nato nella capitale nel 1993 è aperto comunque a diversi generi musicali e ciò contribuisce in maniera decisa sulla formazione del suono e alla concezione dell’ idea musicale.

«Ancora oggi mi ritengo un fan del rock ed un ascoltatore attento di musica classica. Contemporaneamente guardo con interesse anche alle diverse varie correnti della musica SudAmericana.»

Ascolta sino all’infinito (e questo gli fa certamente bene perché lo guiderà verso un sound personalizzato e riconoscibilissimo) … ascolta di continuo arrivando ai suoni, armonia ed attitudini derivanti dalla musica Nord Europea. I chitarristi che hanno lasciato un segno nel chitarrista romano sono John Scofield, Pat Metheny, Wes Montgomery, George Benson, e poi tutta la matrice moderna con musicisti come Jonathan Kreisberg (uno dei più notevoli e interessanti chitarristi jazz segnalatisi negli ultimi anni sulla scena musicale di New York.) Il viaggio musicale ed attraverso essa inizia sin dall’età adolescenziale. Suona in diverse formazioni di estrazione rock della sua città ma … una volta terminati i suoi studi di base, decide di affacciarsi alla professione di musicista vero.

A questo punto viene fuori la sua grande attrazione per il Jazz e decide che proprio la ricerca di questa musica sarebbe stata alla base del suo percorso artistico. Inizia a suonare in vari gruppi Jazz con i quali inizia la sua attività concertistica. Mostra sin da subito, nelle band di jazz, la sua grande fame di apprendere, approfondire quel tipo di musica. Lo fa con enormi sacrifici e rubando del tempo alla propria vita privata. L’abnegazione lo premia. Raggiunta una certa maturità, Edoardo Liberati decide di espandere le sue conoscenze … provando esperienze al di fuori del proprio Paese. Entra al Conservatorio di Rotterdam, (alla ‘Codarts’, University for the Arts, un ateneo professionale che insegna anche musica). Lì studia per quattro anni, partecipando a numerosi seminari sotto la guida di musicisti di fama internazionale come Jonathan Kreisberg, Peter Bernstein, Gilad Hekselman. Durante questo arco temporale si distingue in qualità di leader e fondatore di un gruppo molto attivo nella scena cittadina e nazionale, il “Liberati Quartet”, vincendo, nel 2017, il prestigioso concorso ‘Erasmus Jazz Prijs’. Il gruppo suona attivamente facendo tournée in vari paesi come Francia, Belgio, Lussemburgo, Italia e ovviamente Olanda. Si innamora dell’aspetto compositivo del Jazz, producendo un EP ‘Upside Down’ e un disco ‘Countertime’. Tutti e due i prodotti contengono musica originale da lui composta e arrangiata. Il suo disco ‘Countertime’ viene presentato presso la famosa sala concerti ‘De Doelen’ a Rotterdam. Lo scorso anno, Edoardo Liberati è selezionato, tra quindici altri chitarristi provenienti da tutta Italia, per partecipare alla prima edizione del ‘Jazz Guitar Award’. Nello stesso anno partecipa al festival piemontese “Monfra Jazz Fest”. Registra, poi, il suo primo disco da bandleader che è da considerare l’album di debutto, intitolato ‘Everyday Life’, pubblicato nella primavera di quest’anno, grazie alla collaborazione dell’etichetta ‘GleAM Records’.

In questo disco è presente, nelle veste di special guest, Nico Gori, tra i maggiori clarinettisti al mondo. Determinante la sua presenza ed il suo apporto al disco che tra l’altro risulta essere ascoltabilissimo. Il grande pianista Greg Burk ha scritto, nelle note di copertina del disco: «Il chitarrista e compositore Edoardo Liberati accompagna l’ascoltatore in un viaggio straordinario su ‘Everyday Life’. I momenti di conversazione intima lasciano il posto a paesaggi armonici mozzafiato, incantesimi melodici, esotici e swinganti avventure ritmiche. Le voci musicali dei suoi compagni di viaggio portano gioia, colore e cameratismo al generoso viaggio offertoci da Liberati. Questa è un’avventura che l’ascoltatore può rivivere volentieri ad ogni ascolto.»

Edoardo Liberati e la ricerca della sintesi tra il jazz tradizionale e il contemporaneoEdoardo Liberati, quindi va avanti con il suo progetto chiamato ‘Synthetics’ dove all’interno del quale trova posto questo album d’esordio ufficiale. Quello che senza dubbio si rivela segno distintivo di questo album è la esclusiva combinazione dei brani e la narrazione che ne vien fuori. Un atto di grande individualità. Così il chitarrista leader: «Ho dovuto affrontare un cambiamento radicale nella mia vita, rappresentato dalla scelta di tornare a vivere nella mia Nazione d’origine, l’Italia, dopo aver passato quasi cinque anni in Olanda, Paese dove ho condotto i miei studi e mosso i primi passi dal punto di vista professionale e musicale. Dal momento in cui ho avuto l’idea di produrre un nuovo disco, ho iniziato a comporre nuovo materiale musicale. In questo senso, avere un obiettivo preciso ha funzionato molto bene, portandomi naturalmente ad un ritmo compositivo più serrato e a delle idee completamente fresche. Per la prima volta, ho avuto il piacere di curare ogni aspetto della musica, dalla scrittura ed alla composizione fino all’arrangiamento. Dalla scelta dei membri alla produzione, dal mix alla grafica, e così via. Ho veramente dato tutto me stesso e amato seguire gli sviluppi di questo processo e, contro ogni aspettativa, mi sono trovato a mio agio pur sapendo quanto l’obiettivo fosse ambizioso. Considero queste nuove composizioni molto più incisive sotto alcuni aspetti e forse più originali rispetto a tutte le mie precedenti composizioni. ‘Elegy’, ‘Everyday Life’, ‘Calypsin’’, ‘Monginevra e ‘Lithium’ sono nati uno di seguito all’altro, in maniera molto naturale e spontanea. Questo disco, non vuole far altro che trasmettere e raccontare una storia. Io mi considero nient’altro che il messaggero di essa. Ognuno di noi avrà, poi, un qualcosa di diverso da raccontare … a fine ascolto».

L’ ‘Edoardo Liberati Synthetics’ è composto da: Vittorio Solimene (Piano e Fender Rhodes Piano), Alessandro Bintzios (Contrabbasso) e Riccardo Galli (batteria). Figurano, poi, come guest: Nico Gori (Clarinetto e Clarinetto basso), Giulia Cianca (Voce), Giacomo Serino e Iacopo Teolis (Trombe), Lorenzo Simoni (Sassofono Alto), Franco Pianconesi (Sassofono Tenore) ed il leader Liberati (Chitarra Acustica ed Elettrica). ‘Everyday Life (Outro)’, penultimo brano del disco è un omaggio a una band che Liberati ammira molto, (i Kneebody, gruppo formatosi nel 2001 e sulla breccia mettendo insieme vari generi musicali: tra jazz, funky, r&b, dance, rock ed elettronica.) ‘Lithium’ è un brano carico di swing e che trae ispirazione da un brano di Mark Turner. ‘Monginevra’ è nata in una calda giornata a Siena.

Edoardo Liberati e la ricerca della sintesi tra il jazz tradizionale e il contemporaneo«Ricordo bene che tornando a casa stanco delle lezioni e del caldo soffocante, cominciai a improvvisare sullo strumento. Trovai i primi due accordi; il resto del brano è stata una conseguenza naturale. Presi un foglio di carta e cominciai a scrivere la melodia, cantandola. Giulia Cianca ha cantato questo brano magistralmente, nonostante la complessità del tema e la presenza di note molto acute.»

‘Elegy’, strizza l’occhio al mondo del Free Jazz, nonostante abbia la sequenza di accordi molto chiara e specifica. Edoardo Liberati, ha dimostrato e dimostra, con questo suo ‘Everyday Life’ – che lui definisce album d’esordio da leader – di aver ancora tante cose da dire sulla strada del jazz. Si tratta senza dubbio di un talento emergente che si imporrà di sicuro al grande popolo della fusion-jazz e (tempo due anni) sarà tra i chitarristi più ricercati al mondo.

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