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Fenomenologia di Amadeus, il vero vincitore di Sanremo

Studia tutto l'anno, osserva, annota, scruta: un direttore artistico così full time il Festival della canzone italiana non l'aveva mai avuto

di Rosaria Fortuna
6 Febbraio 2022
in CULTURA & SOCIETÀ, Musica
Tempo di lettura: 3 minuti
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Fenomenologia di Amadeus, il vero vincitore di Sanremo
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Da quando Amedeo Umberto Rita Sebastiani, in arte Amadeus, è diventato il direttore artistico del Festival di Sanremo, e anche il presentatore del programma,  qualcosa è cambiato, ed è cambiato in maniera così netta da garantire anche il lavoro non solo a lui, ma a tutto il mondo dello spettacolo, perché chi oggi va a Sanremo, da Amadeus, un posto al sole lo troverà di sicuro.

Un passo indietro, il Festival della Canzone in Italia andava avanti da sé, un enorme carrozzone dove si succedevano cantanti, bisognosi di garantirsi un futuro alimentare, più che artistico, e presentatori che facevano parte dell’arredamento delle case degli italiani. Accadeva così che chi vincesse il Festival talvolta fosse una meteora, meteora cui facevano da cornice i professionisti del Festival, professionisti che comunque anche se non vincevano portavano a casa le serate per tutto l’anno, mentre davano una lustrata alla fama.

Amadeus invece piano piano ha modificato ogni cosa, nemmeno il Covid, della scorsa edizione, e l’assenza di pubblico in sala, lo hanno fermato  al punto da “fare arrivare ” al successo i Maneskin, il gruppo romano che, prima di Sanremo aveva vinto XFactor e che dopo Sanremo, in undici mesi, ha sbaragliato chiunque, diventando famoso in tutto il mondo, al punto da essere invitato, nello scorso Novembre, dai Rolling Stones ad aprire il loro concerto a Las Vegas.

Come è stato  possibile? Tutto questo è accaduto perché Amadeus studia tutto l’anno, osserva, annota, ascolta, operazioni che gli permettono di avere un quadro abbastanza affidabile di quello che è l’andamento non solo del mondo della musica, ma anche di quello dello spettacolo tutto in questo paese, un andamento determinato non solo dal gradimento in termini demoscopici, ma proprio dal gradimento in termini economici di ogni cosa, e così una volta che deve andare in onda i tasselli sono talmente tanto ben accostati che lui non fa nessuna fatica ad andare avanti, e a garantire spettacolo e pane a ognuno,  con Amadeus pane e rose non sono una rarità per intenderci.

Amadeus lavora per tutti, rifiuta a priori di pensare a una sola parte di pubblico, al contrario cerca di intercettare ogni segmento di pubblico e di mercato, in pratica fa la televisione generalista seguendo mercato e meritocrazia, come dovrebbe essere ma non è.

Non ha mai studiato da Pippo Baudo e mai si è messo a solleticare le viscere del pubblico come al contrario fanno molti altri suoi colleghi, semplicemente si limita a proporre persone capaci di muoversi sul palco di Sanremo in maniera autonoma, come fa lui, poi capita anche che qualcuno o qualcuna non brilli, non è una colpa che gli si possa ascrivere.

La personalità che maggiormente ha brillato sul palco in questa edizione, e che ha già assicurato un prossimo programma, in seconda serata, su Rai Uno, il direttore della rete ammiraglia Colletta si è già espresso in merito, è  Drusilla Foer, il personaggio interpretato da Gianluca Gori, il suo alter ego femminile, un personaggio già noto a chi si occupa di spettacolo e che sul palco dell’Ariston ha trovato la sua consacrazione.

Il fatto che un uomo faccia venire fuori il femminile delle donne, su quel palco che spesso del femminile delle donne ha messo in scena solo lo scontato e il prevedibile, è una ventata di ragionevole normalità, come lo sono stati gli abiti, le battute, il monologo di Drusilla Foer, cose non strane per le donne evolute di qualsiasi parte del globo, a maggior ragione se poi queste cose vengono filtrate da un uomo.

Le canzoni… i vincitori sono stati tali all’istante e pazienza se c’è chi ancora non ha capito che la melodia all’italiana oggi è altro da ciò che Morandi e Ranieri cantano, tanto più che oggi contano le visualizzazioni e l’ascolto dei brani attraverso le piattaforme dedicate, e per quanto possa sembrare paradossale, proprio per questo, c’entrano l’intonazione e la professionalità dei cantanti senza differenza di età e di fama.

Una menzione particolare a Loredana Bertè – che ha traghettato uno spaesato Achille Lauro sul palco di Sanremo, grazie al suo più famoso brano “Sei bellissima”, brano che si avvaleva anche della presenza di Panatta  e di Minà nella versione  originale, erano nel coro, e che lei ha “regalato” all’ancora  troppo immaturo cantante romano – e a Malika Ayane che ha traghettato a sua volta un giovanissimo,  e molto bravo, Matteo Romano in quella che è la canzone più bella, sofisticata e semplice di Elton John “Your Song”,  in maniera precisa e puntuale riuscendo a fare emozionare il pubblico.

Insomma Sanremo ha portato sul palco un’Italia differente, professionale e libera, e la telefonata del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ad Amadeus per ringraziarlo per averlo ricordato come fan di Mina, lo testimonia, e fa ben sperare sulle canzonette più che su qualsiasi altra cosa in questo paese.

Per una volta e finalmente.

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