“Maleficent 2: La Signora del Male”, diretto da Joachim Ronning, il regista de “Il Pirata dei Caraibi: La vendetta di Salazar”, prodotto e recitato da Angelina Jolie, in stato di grazia interpretativa, è il film che contende a “Joker”, al botteghino, il primato degli spettatori. E se lo scorso weekend tra i due film vi è stato un pareggio virtuale, la lotta continua.
Questo perché entrambi i film sono costruiti per un pubblico che ama “il male”, male inteso come nuova Provvidenza, Provvidenza che slega l’uomo dalle possibilità di scelta e di decisione ma anche di libertà.
Eppure “Maleficent 2” fa un’operazione più ardita di “Joker”. In “Maleficent 2” i cattivi sono due innanzitutto, e il cattivo, apparentemente più pericoloso, Angelina Jolie, rivela un’umanità non confinata e non imbrigliata dai malefici e dalle perfidie del quotidiano, tanto da arrivare alla crescita personale e all’accettazione di sé attraverso la famiglia e gli affetti, passaggi che in “Joker” sono tutt’altro di crescita, la famiglia e gli affetti, e che invece danno al protagonista, e alla società, l’alibi per involvere.
Insomma Linda Woolverton, benché abbia praticamente scritto il film su Angelina Jolie, è la sua storia per come ce la restituiscono le cronache, operando un totale ribaltamento del concetto di bene, e utilizzando un ben architettato gioco di specchi tra il bene e il male, non è riuscita a creare un vero e proprio capolavoro dialettico, e ha limitato di molto le sue ampie capacità di sceneggiatura. Tra l’altro ha “utilizzato” Angelina Jolie e Michele Pfeifer, le due protagoniste e comprimarie cattive della storia, insieme, solo in due scene, negando al film la possibilità di dare vita a uno scintillante confronto, e a un ritmo narrativo più appassionante, forse proprio per dare più spazio a Maleficent/Jolie, penalizzando, di fatto, lei, tutto il cast e anche una visione del bene e del male più ragionate e giuste.
Per il resto “Maleficent 2”, pur ampliando il sistema narrativo de “La Bella Addormentata”, il primo “Maleficent” nasce come remake del classico Disney, stanca soprattutto nella seconda parte.
Eppure tra tematiche attuali e forti, che spaziano dall’empowerment femminile, all’ambientalismo, fino ad arrivare all’accettazione del diverso e anche al ruolo delle fake news, “Maleficent” non è affatto cattiva per come la si è fatta passare, il tutto resta un abbozzo.
Lo spettacolo in CGI è notevole ma rimane un compitino ben assolto.
Con il dispiegamento di attrici e di tecnologia operate si sarebbe potuto fare meglio della sufficienza, la medietà familiare. Medietà familiare che sembra essere la cifra stilistica del cinema americano per famiglie, di cui sia “Maleficent 2” sia “Joker” fanno parte, a ragion veduta e da qui anche la rincorsa al botteghino.
Eppure a entrambi i film, rappresentazione della nostra epoca, manca il coraggio di una scrittura che faccia fare anche alla tecnica un volo, ancora più prodigioso, negandolo, questo volo, anche agli spettatori. Spettatori che, al massimo, li guardano, i due film, come se stessero beatamente incollati al display dei loro dispositivi elettronici, a casa, e questo a tutto discapito proprio della magia della settima arte.