L’Italia si sta avviando o, quanto meno, spera, di avviarsi verso la ripresa. Ma che tipo di ripresa? Sembra esserci sempre più la consapevolezza e il bisogno di sviluppare un’economia solida, sostenibile e resiliente. E così si parla sempre più di “Economia Integrale”.
Alla base dell’economia integrale c’è un concetto di integrazione: la gestione aziendale non deve basarsi solo su principi economici, ma soprattutto etici, così da sviluppare un ambiente che possa intervenire per il bene della società. Il profitto economico non deve essere fine a sé stesso, ma deve essere creato a supporto dei valori sociali e ambientali. Fondamentale è quindi lo sviluppo del territorio, della cultura e della consapevolezza sociale: questi aspetti portano reale valore aggiunto per l’azienda. A sostegno di questo progetto, le aziende devono quindi promuovere l’innovazione, la tecnologia e l’educazione della società, trovando un nuovo equilibrio, così che possa svilupparsi una cultura integrata e allineata sugli obiettivi di sostenibilità. Un’economia, dunque, indirizzata verso la cura della casa comune.
Per “casa comune” intendiamo il luogo dove si realizza un valore che è al contempo economico, sociale e ambientale.
Quando parliamo di una via italiana alla ripresa è perché ci sono e ci sono state diverse esperienze nel nostro Paese (pensiamo alla grande esperienza della cooperazione, alla Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica, al modello di Adriano Olivetti, ma anche a quello dell’economia civile francescana) dei punti su cui far leva per orientare l’economia che verrà.
L’economia integrale è fatta da persone che, nell’impresa, vivono profondamente i valori della cultura italiana: la fraternità, il rispetto delle differenze, il bene comune, la sussidiarietà, la solidarietà, la redistribuzione della ricchezza. In Italia questo modello di Green economy sembra promettente: 688 mila imprese hanno intrapreso azioni per ridurre l’impatto ambientale, 712 mila sono impegnate nel miglioramento del benessere lavorativo del proprio personale, e il 79% ha mostrato interesse verso l’innovazione.