«La nostra polemica è diretta contro il capitale, che è una bestia, ignorante e cieca come una talpa – dichiarava Luigi Malerba a Giuliano Zincone in un’intervista per il Corriere della Sera nel dicembre del 1976. Se riuscirà ad entrare nella cittadella della Bompiani, “il Cavallo di Troia” partorirà opere di autori italiani e stranieri giovani, difficili, poco noti, perché tutti hanno diritto di scrivere, non solo di parlare, e di essere letti – precisava anche. E il profitto non doveva essere il principale obiettivo dell’editoria, come si stava in modo strisciante avviando a diventare. Intanto la Cooperativa scrittori, altro strumento di contestazione del potere editoriale, stava finalmente chiudendo gli accordi con la Lega delle cooperative: “I nostri libri – precisava Malerba – saranno venduti negli spacci e nei supermercati”. Mentre erano in preparazione la Biblioteca popolare e i dieci libri della Biblioteca degli Italiani, pensata da Zavattini: dieci libri indispensabili in ogni casa. E da consegnare addirittura assieme alle chiavi degli alloggi popolari…»
Questo frammento è parte di un libro edito da Bulzoni, casa editrice romana che si occupa di libri universitari, ed è inserito in una raccolta dal titolo “Al di là dei canoni – Scritti sul ‘900 letterario”, libro scritto da Silvana Cirillo già docente di Letteratura Italiana contemporanea alla Sapienza, curatrice per Bompiani dell’opera omnia di Cesare Zavattini, tra le altre cose, un libro utile e maneggevole che ha lo scopo di avvicinare lettori esperti, e non, ad autori come Malerba, Ungaretti, Savinio, Pasolini, Calvino e anche Apollinaire e che torna utile per spiegare le ragioni di un Premio Letterario importante, attualissimo come quello intitolato a Luigi Malerba, premio di cui è uscito il bando in questi giorni.
Vediamo perché.
Luigi Malerba era un autore da quarantamila copie, da subito, una cosa sconvolgente per il mercato editoriale odierno, ed era un autore che il sistema editoriale lo scardinava dall’interno, non tanto per la sua appartenenza al Gruppo 63, gruppo che aveva anticipato, ma proprio per la sua capacità di essere centrale e centrato nel lavoro di scrittura, un lavoro fatto di studio, di ricerca linguistica, di innovazione, lavoro che trovava nel reale la sua massima concretizzazione.
Era un visionario Malerba e un precursore, visionario/precursore che camminava accompagnato da visionari/precursori quanto lui e che già si interrogava, molto prima di ieri e di adesso, sui disastri ambientali, economici, politici e sulla difficoltà dell’industria culturale di farsi anima, opponendosi, attraverso le sue opere, all’affermazione del libro come solo oggetto di consumo, rivendicandone, al contrario la centralità e l’utilità sociale, ancora prima della sua utilità culturale e intellettuale, cose che potevano andare a passo con il mercato come lui stesso dimostrava con i suoi di libri.
Con lui e con tutti quelli che lo seguivano in questa impresa, o meglio in questa missione impossibile, per la prima volta si affacciava nel mondo editoriale italiano chi si rifiutava di «seguire i tortuosi e inappropriati percorsi della concentrazione editoriale operata dell’alta finanza, […] affrontando le leggi del mercato e regolandosi secondo i modelli scandinavi».
Per il suo impegno costante e senza remore, scriveva a chiunque quando qualcosa non gli andava a genio, incappò anche in qualche problema, un problema che portava il nome di Giulio Andreotti, che essendo stato chiamato in causa, era palese, in una sua opera, fece pressione perché le opere di Malerba fossero “stoppate”, a fronte di incassi sicuri per l’editore.
L’esistenza di un Premio a lui intitolato, premio rivolto ad autori di romanzi e di racconti inediti in lingua italiana, rappresenta una linea di continuità con la sua opera, e un’opportunità per qualsiasi autore voglia misurarsi con la scrittura in maniera costruttiva e critica, partecipe e utopica, all’interno della tradizione più ricca, varia, innovatrice e sana della Letteratura italiana di ieri e di oggi.
Le domande che lui faceva sono ancora tutte in attesa di risposte e per questo drammaticamente attuali, come prova anche la contestazione che fece nel 1998 al Premio Strega, benché fosse nella cinquina.
«Pensavo che la nuova gestione lasciasse margine all’imprevisto, all’ironia… Mi sono trovato in mezzo a un maneggio post telegrafonico e a un tramestio di anime morte che non mi stupisce nemmeno tanto […] Ho un cuore che non trema e una salute di ferro, ma il mio stomaco non regge a questo tramestio – scriveva Malerba in una lettera indirizzata al Premio»
Ecco perché partecipare a questo Premio, con un’intenzione letteraria altra, in Italia sempre si polemizza per la mancanza di veri lettori e di premi capaci di intercettare autori autentici, dentro e fuori dal mercato, potrebbe essere un’idea, e anche un modo per rompere davvero con l’ordinaria tiritera su i libri, su gli editori e su il panorama culturale, panorama che a quanto pare non è cambiato di una virgola da ieri.
Malerba anche da morto ce ne dà la possibilità.
Per chi volesse cimentarsi in questa opera il bando per il concorso può essere scaricato dal sito www.premioluigimalerba.it
Coraggio.