L’alimentazione, oltre ad avere un valore intrinseco, è testimonianza dei diversi atteggiamenti linguistici, storici e tradizionali di un popolo. Il fenomeno della globalizzazione ha investito tutti gli aspetti della vita civile condizionando abitudini alimentari consolidate da tradizioni millenarie e determinando fattori di rischio-beneficio per la salute.
La mensa imbandita è opportunità, benessere, convivialità e conoscenza. L’insufficienza di cibo in epoche che ci hanno preceduto, ha rappresentato un aspetto drammatico e ricorrente e ha favorito lo sviluppo di disordini sociali ed epidemie che hanno colpito il nostro pianeta. I progressi degli ultimi decenni hanno favorito il superamento di una disponibilità limitata dipendente dalle stagioni e dalle zone di insediamento di singole popolazioni. La semplice “cottura” ha ampliato il numero e l’igienicità degli alimenti facilitando il consumo, favorendo la masticazione e la digestione degli alimenti. Ma per incrementare quantità e richiesta di cibo è stato necessario influenzare sfavorevolmente le caratteristiche organolettiche degli alimenti. Se quantità e qualità sono aspetti determinanti per la salute e le aspettative di vita di ciascuno di noi, un modello speculativo ha finito per sottrarre aree coltivate e attese alimentari mentre fattori climatici come l’innalzamento della temperatura e l’opera distruttiva dell’uomo hanno determinato l’impoverimento delle falde acquifere favorito il processo di desertificazione e depauperamento della catena alimentare tradizionale. Le tecniche di produzione, conservazione industriale degli alimenti ha ulteriormente coinvolto in senso negativo la qualità degli alimenti.