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Otto marzo in compagnia de “Le signore della scrittura”

La Tartaruga ha ristampato il volume in cui sono raccolte dieci interviste, interviste che Sandra Petrignani fece a dieci scrittrici italiane, quando lavorava a “Il Messaggero”

di Rosaria Fortuna
9 Marzo 2022
in Scaffale libri
Tempo di lettura: 3 minuti
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Otto marzo in compagnia de "Le signore della scrittura"
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Da qualche settimana la Tartaruga ha ristampato “Le signore della scrittura” di Sandra Petrignani, una ristampa prevista quando la Lepetit era ancora in vita, e infatti il libro è a lei dedicato, un fatto questo della dedica importante con la Petrignani perché è dalla dedica che l’autrice fa partire tutto nei suoi libri.

La Tartaruga fu fondata da Laura Lepetit, nel ‘75 quando scoprì che il libro “Le tre ghinee” di Virginia Woolf non era mai stato tradotto in italiano, con la Tartaruga nacque una casa editrice per sole autrici donne, del resto la Lepetit faceva parte del gruppo di Rivolta Femminile guidato da Carla Mondi, e per tutta la vita la donna e il loro mondo furono al centro dei sui interessi attraverso i libri. In questa ottica si inserisce la ristampa de “Le signore della scrittura”, un’operazione editoriale intelligente perché questo volume fa compagnia e si interseca con sapienza con “Leggere gli uomini” sempre della Petrignani, uscito due mesi fa per Laterza.

Sono queste operazioni editoriali utili e importanti, rammentano al lettore che esiste un filo, filo che ogni autore dipana da sé, così da fare marciare libri, autori, lettori, in maniera logica, armoniosa.

Non è che siano operazioni editoriali possibili per ogni autore, serve innanzitutto che l’autore ogni volta che produce qualcosa riesca a superare se stesso, mentre si chiarisce le idee, e serve che ciò di cui scrive abbia una contemporaneità eterna, nel senso che abbia una capacità di preveggenza e del suo procedere con la scrittura, da qui c l’attualità di un prodotto editoriale e la possibilità di operare questi lanci multipli, lanci che fanno la fortuna di tutti come dovrebbe sempre essere e come non è quasi mai.

Veniamo al libro.

“Le signore della scrittura” è un libro in cui sono raccolte dieci interviste, interviste che la Petrignani fece a dieci scrittrici italiane, quando lavorava a “Il Messaggero”. La scelta del numero dieci è una scelta dell’autrice che scrive di averla fatta perché « ognuna ha le sue fissazioni. A me piacciono le decine e i numeri tondi, quelli che finiscono nell’equilibrio di un circolo. E in particolare il dieci mi sembra perfetto. Quasi potrebbe non seguire altro: come nel pallottoliere, il caso ha voluto che le scrittrici da intervistare non fossero né più né meno di dieci. »

Il libro è stato rivisto e tra le tante piccole cose in più ce ne è una che assume il valore del documento storico, ed la lettera che la Ortese scrisse a la Lepetit per evitare che pubblicasse una sua foto. Richiesta disattesa dall’editrice, perché non volle né poté e questo però dà anche la misura di un potere editoriale, tutto femminile.

La prima cosa che salta all’occhio, leggendo il libro, è la complessità anche umana di ogni autrice, la capacità di essere unica al punto da essere difficile sceglierne una piuttosto che un’altra.

Di ognuna la Petrignani riesce a catturare la prospettiva migliore, con un gioco sapiente non tanto di chiaroscuri ma proprio con la sua capacità ferma di scrittrice, una scrittrice che grazie al giornalismo riesce a produrre poi ritratti d’autrice ben più che veritieri.

Leggendo le sue interviste si passa direttamente dal suo testo ai libri di ognuna di queste “signore della scrittura”, “signore della scrittura” che grazie a lei e alle sue pagine si rianimano, mettendo in piedi un salotto culturale come oggi sarebbe difficile produrre in questo paese, e non perché si stesse meglio quando si stava peggio, ma proprio perché l’indipendenza intellettiva di ognuna di esse tracima al punto da chiedersi come mai, oggi, molte di costoro siano totalmente sconosciute ai lettori e alle lettrici.

La risposta la dà la Petrignani stessa ma con “Leggere gli scrittori”, e cioè che in fondo l’indipendenza femminile, non passando attraverso uno sguardo meno sereno sul mondo delle donne e su il mondo degli uomini, tende a ghettizzarsi, a rimanere parte, malgrado la complessità e proprio in virtù della complessità del mondo della donne.

Gli uomini invece scrivono e niente e nessuno li ferma, eppure queste signore erano ferme nei loro proponimenti, ma si sa la fermezza in una donna non è mai apprezzata fino in fondo, anche se la fermezza è dote della scrittura stessa e con fermezza la Petrignani e la Tartaruga ce lo ricordano.

Un particolare: esiste un’ undicesima autrice, è Laura Lepetit, il libro è pensato per la moltitudine di donne che ognuna di noi è, da qui il lavoro culturale della Lepetit, e la grande importanza del lavoro di fino della Petrignani, che sa quanto sia importante, portare in salvo su di un libro le parole stampate su un quotidiano, soprattutto se si tratta di parole ragionate di donne.

La vera e grande bellezza del suo libro: « Le parole stampate su un quotidiano durano un giorno. Su una rivista durano una settimana o un mese; dipende dalla periodicità. Il libro non ha scadenza, almeno tenta di non averne. Conserva per memorie non consumistiche testimonianze di vita e di pensiero. Le parole delle scrittrici qui intervistate chiedono, in molti casi, un’attenzione non superficiale […] Sono state notevolmente ampliate: ogni giornalista sa il dispiacere di lasciare nel nastro del registratore tutto quanto non può entrare nello spazio obbligato della pagina di giornale, tutto quanto inevitabilmente dovrà essere sacrificato. Il libro risparmia sacrifici».

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