Gennaro Avallone, ricercatore in sociologia presso l’Università di Salerno, ha pubblicato “Liberare le migrazioni. Lo sguardo eretico di Abdelmalek Sayad”. Il testo, edito da Ombre corte, si confronta con le elaborazioni dello studioso algerino Sayad, riconosciute come un punto di riferimento fondamentale non solo per comprendere le migrazioni, e comprenderle dall’interno, ma anche per andare oltre i modi in cui le migrazioni, e le persone che migrano, vengono viste, definite e governate. Abdelmalek, del quale nel 2018 si è compiuto il ventennale della morte, è stato direttore di ricerca del CNRS e ricercatore del Centro di Sociologia di Educazione e della Cultura dell’École des Hautes Etudes en Sciences Sociales in Francia e collaboratore di Pierre Bourdieu, uno dei più importanti rappresentanti della sociologia.

La vita intellettuale di Sayad non si può dividere da quella umana e sociale più complessiva, che, attraverso tante difficoltà, si è sviluppata prima nell’Algeria colonizzata e rivoluzionaria e, poi, a Parigi, immigrato tra gli immigrati che mai ha richiesto la cittadinanza francese. Il suo contributo alla comprensione delle migrazioni viene individuato nel libro prima di tutto nel suo riconoscimento dell’autonomia delle migrazioni: autonomia nel senso conoscitivo ma anche concreto dell’azione politica dei movimenti migratori. Le migrazioni, infatti, sono solitamente considerate solo sul piano economico, mentre, in realtà, esse sono un fatto sociale totale, comprensibile solo superando il modo consolidato di intendere e definire la mobilità umana che è molto di più e di diverso dal mero significato economico. Esse esprimono un’autonomia che non significa libertà individuale di decidere di emigrare-immigrare, ma che vuol dire assumere, da un lato, uno sguardo complessivo sulle migrazioni, rifiutando di dividere l’emigrazione dall’immigrazione, e, dall’altro, la centralità del punto di vista di chi migra e dell’esperienza migratoria, andando oltre e contro il pensiero di Stato.
Autonomia delle migrazioni vuol dire parlare delle migrazioni come un movimento di persone i cui interessi, motivi e modi di pensarsi non coincidono con gli interessi politici ed economici e i modi di pensare delle società e degli Stati di immigrazione né, necessariamente, con quelli degli Stati di emigrazione. Autonomia delle migrazioni vuol dire che le migrazioni non si risolvono nello sguardo dello Stato, ma lo eccedono, imponendo modi nuovi di comprendere, riconoscere e definire la mobilità spaziale degli esseri umani.
Dunque, il riferimento all’attività intellettuale e di ricerca di Abdelmalek Sayad è una guida necessaria per analizzare le migrazioni dall’interno, evitando di riprodurre gli atteggiamenti che, guardando il fenomeno da posizioni ad esso esterne, riducono le migrazioni e le persone migranti ad un oggetto su cui parlare, dimenticando la soggettività che esse esprimono e cancellando il loro protagonismo sociale e politico, che contribuisce a fare la storia dei paesi di emigrazione così come di quelli di immigrazione.