È partita con discrezione, ma non è sfuggita agli osservatori più attenti, la campagna di lancio di “L’Italia chiama chi ama l’Italia”, declinata anche nella sua versione locale “Salerno chiama chi ama Salerno”. Un nome che racchiude in sé l’obiettivo principale dell’iniziativa: dare vita ad una piattaforma di confronto e discussione su temi centrali per lo sviluppo dei territori. E, soprattutto, trasformarli in proposta concreta. Possibilmente, in azione di governo. Iniziativa ambiziosa e dall’evidente impatto politico. Soprattutto se si considera il luogo d’incubazione in cui è nata l’dea di dare vita ad una piattaforma di confronto per ora virtuale, ma destinata a superare ben presto i confini dei social e dei media tradizionali. Se ideatore de “L’Italia chiama chi ama l’Italia” è il consigliere comunale salernitano Leonardo Gallo, è proprio nelle stanze di Palazzo di Città che intorno alla declinazione locale dell’iniziativa – “Salerno chiama chi ama Salerno” – iniziano ad aggregarsi i primi consensi. Almeno un paio, infatti, i consiglieri comunali pronti, insieme a Gallo, a dare concretezza ad un’esperienza finora solo virtuale: Antonio D’Alessio e Corrado Naddeo. Entrambi espressione della maggioranza che sostiene Vincenzo Napoli, essendo stati eletti in Campania Libera, una delle civiche direttamente ispirate dal governatore campano Vincenzo De Luca.
Certo, non si è dinanzi alla formazione di un nuovo gruppo consiliare, come tiene a sottolineare lo stesso Gallo, bensì ad un laboratorio politico che ha l’ambizione non solo di

favorire il confronto sulle principiali criticità del territorio salernitano, quanto piuttosto di individuare possibili soluzioni. Ovvero di dare vita ad una piattaforma programmatica su cui lavorare. Anche e soprattutto in prospettiva futura. E questo, nota qualche attento osservatore delle vicende di Palazzo di Città, potrebbe pesare ben più della nascita di un nuovo gruppo consiliare all’interno del perimetro della maggioranza di centrosinistra. Perché se all’interno di Palazzo di Città si finisce per avvertire l’esigenza pressante di individuare soluzioni e nuovi spunti programmatici, frutto di un lavoro di confronto con il territorio ed apertura alle sue istanze, si finisce per evidenziare ulteriormente la situazione di affanno, probabilmente di vera e propria crisi, in cui si dibatte la maggioranza che sostiene l’amministrazione Napoli.
Crisi non certamente numerica, considerato l’enorme vantaggio nei confronti dell’opposizione, rappresentata da una sparuta pattuglia di sei consiglieri comunali. Una crisi, piuttosto, tutta interna quella del centrosinistra salernitano a Palazzo di Città: la granitica compattezza dell’era De Luca è solo un pallido ricordo. Anche all’interno di liste come i Progressisti o Campania Libera, ovvero quelle nate su diretta iniziativa del governatore campano. Con la prima che ha storicamente rappresentato il granitico sostegno su cui, in consiglio comunale, Vincenzo De Luca ha sempre potuto contare durante le sue sindacature.
In un quadro politico generale mutevole ed instabile, con il governatore in evidente difficoltà a Palazzo Santa Lucia dopo la batosta elettorale del 4 marzo, quando gli elettori salernitani hanno duramente bocciato la candidatura alla Camera di Piero De Luca – ripescato nel proporzionale a Caserta -, la maggioranza insediata a Palazzo di Città non brilla per compattezza ed unità d’intenti. E lo dimostrano anche i lavori dell’ultima seduta di consiglio comunale, oltre che la quotidiana attività a Palazzo di Città, caratterizzata da inedite tensioni che, a volte, sfociano in scontro aperto. Con un numero di “malpancisti” nei corridoi di Palazzo Guerra in costante aumento, benché attenti a non far trapelare questo “disagio” oltre la ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Tanto che proprio il rischio di far deflagrare in maniera plateale le tensioni interne alla maggioranza avrebbe finora impedito un rimpasto di giunta da tempo atteso. In particolare in molti richiedono la sostituzione di Gaetana Falcone, attuale assessore alle Pari Opportunità, ormai di fatto priva di un sostegno organico di un gruppo consiliare di riferimento. Sarebbero almeno in due ad aspirare alla successione: Paki Memoli e Paola De Roberto, rispettivamente espressione delle due liste deluchiane Campania Libera e Salerno dei Giovani. Ma non è certo questa l’unica poltrona che scotta a Palazzo di Città.
Come riuscirà la maggioranza a superare questa delicata fase è tutto da vedere. Probabilmente toccherà ancora una volta a Vincenzo De Luca mettere ordine a Palazzo Guerra. Grazie anche ad un centrodestra che a Salerno continua a mostrarsi incapace di fare qualcosa di più che giocare di rimessa incalzando l’amministrazione sui temi dell’ordinaria amministrazione. Ancora una volta il centrodestra, o quel che ne resta, fallisce nel suo compito di elaborare una visione ed un progetto “altri” per Salerno. Quanto ai 5 Stelle sono, al momento, come il grande assente dalla scena politica salernitana. Ma questa è un’altra storia.